Chi siamo?

Siamo due ragazzi appassionati di fotografia: esploratori, curiosi e siciliani.
Questo sito nasce dalla nostra volontà di organizzare, spiegare e condividere le nostre avventure. Ogni contenuto pertanto non è altro che il racconto visivo di una parte della nostra vita.

La fotografia è arrivata nelle nostre vite attraverso la famiglia, mentre l’esplorazione è un’idea del tutto originale nata tra i banchi di scuola e partita, a casa di Andrea, dalla domanda “cos’è quel posto che si vede dalla finestra?”. Da lì in poi, esplorati i dintorni, ci siamo allontanati e abbiamo iniziato a farlo sistematicamente, invitando amici e avventurieri ed é presto diventato un hobby, principalmente nel territorio siciliano ma non solo.

La regola che accompagna ogni nostra singola esplorazione è: “lasciare nient’altro che impronte”. Non vogliamo istigare nessuno a intraprendere le nostre stesse avventure, così come ci impegniamo a tenere i luoghi meno conosciuti il più protetti possibile dai vandali e dai malintenzionati. Qualora il posto sia eccessivamente famoso o deturpato, sarà però futile tentare di nasconderlo e ci limiteremo a raccontarvi la nostra esperienza. Se volete diventare urbex, fatelo come facciamo noi: rispettate sempre il luogo e la sua storia, non toccate niente, non scrivete niente, siate semplicemente spettatori.

“O con la giusta chiave; o con la giusta forza” è la frase scritta da anonimo all’interno del bunker accanto al faro di Capogallo a Palermo. Non stiamo dicendo che siamo vandali, che scassiniamo serrature o che incitiamo all’uso della forza. Vogliamo soltanto dire che c’è sempre un modo alternativo, spesso anche criticato dagli altri, di fare le cose; non sempre il male è quello che sembra e non sempre è chiaro definirlo, noi con le nostre azioni stiamo perseguendo giuridicamente il male senza però causare dolore a nessuno e anzi valorizzando ciò che è ignorato. Noi con questa frase affermiamo che non abbiamo timore di essere quelli che, di fronte ad una porta chiusa, sono disposti a ragionare fuori dagli schemi e dalla morale standard per poter perseguire i propri desideri.

Forzare quella porta è, per noi, andare oltre le quotidiane preoccupazioni e imporci sulla vita.

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Perché l'urbex? Cosa c'è di tanto bello nel visitare luoghi abbandonati?

L'urbex è fonte di un'energia enorme, principalmente scaturita da dei conflitti, dei dualismi.

Innanzitutto, come ho già fatto capire spiegando il nostro motto, è uno scontro tra individuo e banalità: deragliando dalla strada che segue normalmente un essere umano, fatta di vita, autorizzazioni, burocrazia e ripetitività, ti addentri in un percorso nuovo, fatto di morte e ricordi malinconici. Così facendo ti allontani dalla banalità di una vita pre-determinata e ti immergi nel remoto, lontano dalla litania di casa-lavoro-casa, per essere spettatore di storie in prima persona.

È inoltre uno scontro tra nuovo e antico: nel nostro viaggio ci siamo interfacciati con storie di vario genere, alcune raccontavano morte e sofferenza, altre gioia e divertimento. La maggior parte di queste storie, tuttavia, sono legate alla parola Mafia e quindi ad uno scontro che ancora oggi persiste e le cui cicatrici spesso finiscono esplorate e raccontate da noi. Esplorare diventa quindi documentarsi sul passato, su ciò che è finito e non tornerà ma anche su ciò che continua ad influenzare il presente.

È infine uno scontro tra individuo e individuo: chi fa urbex è quasi sempre giovane, ancora con poche responsabilità, ancora con poco e nulla in suo possesso, ancora pieno di energia per deragliare dalla banalità; mentre chi gli va contro è spesso il proprietario del posto e quindi più anziano e interessato a proteggere i suoi beni, così come potrebbe essere un poliziotto che ha ricevuto l'ordine di tirare fuori i ragazzini da quel pericolante palazzo, o verificare che non siano dei ladri. In ogni caso è sempre un contrasto generazionale tra un impavido e irresponsabile avventuriero e un preoccupato e responsabile adulto.

Spesso mi è stato detto "ma è illegale", "ma perché lo fai se è pericoloso?", "ma cosa ci trovi di bello?" e la mia risposta sta nell'energia scaturita da questi numerosi contrasti, nel tentativo di rendere chiaro a chi fosse estraneo questo mondo, quando può essere complesso e allo stesso affascinante quella che pare a molti come una semplice violazione.